Rock Impressions

Bloodflowerz - Dark Love Poems BLOODFLOWERZ - Dark Love Poems
Silver Dust Records
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Gothic Metal
Support: CD - 2006

Terzo sigillo per i Bloodflowerz a tre anni di distanza dal secondo e quattro dal debutto, un disco che non mi aveva impressionato per essere troppo legato ad altri modelli, ma il bilancio non era stato completamente negativo perché avevo riconosciuto al gruppo una buona dosa di grinta. Questa negli anni non si è stemperata, anzi ed ecco questo nuovo album che riprone la band ancora più arrabbiata.

“Sajidas’ Song” ha un impianto quasi punk, con una sezione ritmica rocciosa e tanta rabbia che esce dall’ugola graffiante di Kristen Zahn. “Damaged Promise” è già meno caustica, con la sua alternanza di parti melliflue ad altre anthemiche, con un refrain che si stampa subito in mente. Perversa e potenziale hit è “Last Dance”, dove il gruppo dimostra di cercare anche facili consensi, ma lo spessore è davvero poco. Meglio “Healing Hearts” che non è così banale come la precedente e tenta di proporre delle linee armoniche più complesse e interessanti. Carina “Illusionary Fields” che gioca a intersecare soluzioni vagamente originali con altre più immediate e leggere, il risultato è buono. “Anthem for a Stranger” propone dei suoni che ricordano gli In Extremo o i Subway to Sally, ma rispetto agli originali non ci siamo. Ma è in “Violent Voices” che a mio modesto parere i Bloodflowerz danno il meglio di se, le ritmiche serrate e cattivelle contenute in questo pezzo sono il terreno ideale per la singer, dove esprime al meglio tutto il suo repertorio, mentre si sente che al gruppo piace pestare sugli strumenti. Ancora vengono ricorsi i gruppi nu-folk o metal medieval con “The Fool and the King”, una strada su cui i nostri devono camminare ancora parecchio prima di raggiungere un livello interessante. In “Dark Angel” Kristen gioca ad emulare vagamente Kate Bush e devo dire che la sua prestazione non è poi così male, carino anche il pezzo. Riempitiva è “Queen of the Freakshow”, seguita dalla conclusiva “Dead Love”, una semi ballad malinconica che saluta con dignità gli ascoltatori.

I Bloodflowerz stanno camminando e sono sicuro che hanno le possibilità per migliorare ulteriormente, ne ero convinto in passato e lo sono ancora più oggi dopo aver ascoltato questo discreto dischetto. GB

Altre recensioni: Diabolic Angel

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