Rock Impressions

Blezqi Zatsaz BLEZQI ZATSAZ - The Tides Turns
Lucretia Records


Il tastierista Fabio Ribeiro dopo aver militato in formazioni di grande spessore come gli Angra e gli Shaman ha messo in piedi questo progetto per dedicarsi ad un genere più orientato al prog, anche se non mancano dei riferimenti ad un certo metal epico e sinfonico.

The Tide Turns è un album strumentale e, se le mie informazioni sono corrette, segue il debutto Rise And Fall Of Passional Sanity, ma non conoscendo il lavoro precedente non posso fare dei confronti.

Come dicevamo il sound abbraccia sonorità vecchia scuola come Yes, ELP e Marillion mediate da un piglio decisamente moderno, che da nuova vita ad un sound epocale che ha fatto scuola e reso compiuto da molteplici richiami classici. Ad accompagnare Ribeiro c'è Kiko Loureiro (Angra), Hugo Mariutti, Eduardo Ardanuy, Hugo Hory, Richard Furck e altri meno noti.

"L'Etre et le Neant" apre in quarta con una partitura molto epica e pomposa che per certi versi mi ricorda anche i Saga, anche se le trame sono più complesse di quelle del gruppo canadese. Il discorso vale anche per la successiva "The Aspaeings Are Back!", che nella parte centrale ha un solo di chitarra molto riuscito e accattivante. "Afterimage" aggiunge un tocco di romanticismo e rallenta un po' il ritmo, non si tratta però di una ballad, ma di un brano cadenzato non troppo originale. L'attacco di "Parallel Paradise" ricorda gli Europe migliori, poi gli schemi si complicano e le tastiere ricalcano il neo prog inglese degli anni ottanta. "Thy Fake" ha una bella struttura molto scorrevole, ma alcuni inserti di sax sono un po' prevedibili e, a me che la cosa fosse voluta, diminuiscono il valore del brano. "The Well Tempered Drawbar" presenta una rilettura di Bach ad opera di Ribeiro. "Ways of Control", invece, riprende e rielabora il tema di Mission Impossible. "Azzivulla's Suite" è molto strutturata, si compone di quattro parti per quasi quindici minuti ed è uno dei momenti più intensi dell'album. "Lilith" è una delicata e suggestiva ninna nanna. "Soul Mirror" all'inizio è molto intimista, poi accelera in un riuscito crescendo. "The Gates of Ixtlan" è una traccia piena di atmosfere ricercate, con alcuni passaggi di flauto che ricordano anche la musica andina e un finale epico. "Once and Again" è un pezzo barocco e pomposo che chiude con enfasi un disco interessante.

Durante gli oltre settanta minuti di The Tide Turns la cosa che manca di più è il cantato, ma è un buon disco. Non piacerà agli amanti del prog vecchia scuola, ma è ottimo per chi si vuole avvicinare a questo genere così affascinante. GB


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