Rock Impressions

The Blessed Beat - MIV the BLESSED BEAT - MIV
Hevhetia
Distribuzione italiana: -
Genere: Avantgarde / Free Jazz / Sperimetale
Support: CD - 2015


Sono ancora impressionato da quanto ascoltato nel disco dei Komara, che ecco arrivare una nuova collaborazione tra il chitarrista slovacco David Kollar e il trombettista Paolo Raineri, mentre alla batteria in questo progetto troviamo Simone Cavina. Tra l’altro Raineri e Cavina usciranno presto con un nuovo progetto sempre molto sperimentale dal nome Ottone Pesante, metallo estremo con tromba, trombone e batteria.

Miv sta per Mermaid in Venice e si ispira al racconto “La Sirena Scopareccia” (The Copulating Mermaid of Venice) di Charles Bukowsky. Un racconto stralunato di due amici che trafugano il cadavere di una bellissima ragazza in una notte di ordinaria follia… La musica del trio cerca di ricreare una possibile soundtrack al racconto e tanto è sperimentale e fuori dai canoni il testo di Bukowsky, tanto lo è la musica proposta dai The Blessed Beat. Da notare che hanno registrato il disco in un unica sessione, praticamente dal vivo.

“I Feel It In My Blood” inizia con dei suoni tipici dei moli, sembra noise ambient, poi entra la tromba di Paolo con suoni morbidi e sognanti, in seguito parte un drumming incalzante di Simone, in aperto contrasto con la tromba e la chitarra di David propone un rumorismo acido, la sinossi dei tre strumenti è emozionante, anche se di non facile lettura. Il finale è caotico e deflagra in un disegno folle. “Doesn’t Looks Dead To Me” parte con una batteria selvaggia, la chitarra entra con un riffing ossessivo e la tromba accenna dei tappeti oscuri, la tensione è altissima, l’azione frenetica, sorprendente, di alto impatto. In chiusura la tromba sola in un silenzio tetro, canto funebre. “Like Garbage Left In the Sink” è più rumorismo libero, con pochi accenni melodici, un canto triste molto efficace. “The First Thing to Come…” è un momento di follia metallica, 39 secondi di libertà assoluta. “Best Fuck I Ever Had” ha una chitarra distorta molto viscerale, mentre la tromba si muove su terreni jazzati e la batteria offre nuovamente ritmiche coinvolgenti in una frenesia ad alto tasso tecnico. L’inizio di “Just Like Mermaid” è sospeso in un limbo onirico, la tromba accarezza suadente, mentre chitarra e batteria sono appena accennate. Sorta di strano romanticismo malato, lo stesso che pervade tra le righe del racconto Bukowskiano, celato nel dialogo malato, ma al tempo stesso umanissimo dei due stralunati amici. “You’ve Been Fucking Dead Women All Your Life” è un altro intermezzo di meno di due minuti di assoluta follia rumorista, con tutti e tre i musicisti in caduta libera. Chiude la scorribanda “Only a Damn Fool Falls In Love”, riflessione finale e mesta di una storia che per sua natura non poteva avere un epilogo diverso.

Questa è sperimentazione, che porta le intuizioni del free jazz ad un risultato apprezzabile anche per chi non mastica. Kollar, Raineri e Cavina ci hanno regalato un gran bel disco, che mi ha inchiodato all’ascolto come un thriller. GB

Sito di David Kollar + Sito di Paolo Raineri




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