Rock Impressions

Big Country - The Journey BIG COUNTRY - The Journey
Cherry Red
Distribuzione italiana: -
Genere: Punk Rock
Support: CD - 2013


Perso nel 2001 il leader storico Stuart Adamson in modo drammatico, sembrava finita l’avventura della formazione più famosa della ribelle Scozia, ci avevano provato i tre membri restanti come trio a nome BBW (le loro iniziali) nel 2008, ma il disco “In Our Name” non ha funzionato, poi ecco l’idea di tenere viva l’importante tradizione con l’innesto di un’altra gloria, un po’ dimenticata, Mike Peters degli Alarm, una formazione che è sempre stata vicina per stile ai Big Country, il punk rock, però ancora una volta qualcosa non ha funzionato e il massiccio bassista Tony Butler, che tanto caratterizzava il sound della band ha lasciato pure lui, non ultimo si è consumato anche in divorzio da Ian Grant, per lunghi anni manager molto importante e molto presente. Cosa aspettarsi da questi “nuovi” Big Country? Qualche dubbio è stato fugato con la pubblicazione dell’imponente live “Edinbourgh Picture House”, doppio cd e doppio dvd, uscito in due versioni, una registrata il 15 aprile e l’altra il 21, ma la vera risposta è questo nuovo album in studio, che è il modo migliore per testare la solidità della nuova formazione.

L’avvio è ultraclassico, “In A Broken Promise Land” è una canzone in perfetto stile Big Country, chitarre grintose, richiami al folk rock e un ritmo incalzante che mette voglia di muoversi, non poteva esserci avvio migliore. “The Journey” è anche meglio, è un chiaro invito a guardare avanti, a non arrendersi, un brano retto da una melodia vincente, che esprime al meglio la voglia di questi musicisti di non arrendersi, una voglia che vogliono trasmettere a tutti i loro fans. “After the Flood” è un brano più impegnativo, molto rock e poco melodico, il ritmo è tribale, e il gruppo mostra molta grinta. “Hurt” è una ballad retta da un buon ritmo, non è un brano memorabile, ma è comunque molto sentita. Si chiude il “primo atto” del disco e si apre il “secondo” con un brano molto punk, “Home of the Brave”, che inizialmente sembra acustico, ma ben presto si scatena un riffing incalzante e decisamente duro, che non lascia dubbi, mai prima i Big Country avevano proposto una tale carica, nemmeno nei brani più heavy. “Angels & Promises” è la vera prima ballad, sempre abbastanza rock, con una bella linea melodica, sono ancora i Big Country! “Strong (All Through This Land)” è un buon brano, non è contagioso come quelli in apertura, ma ha personalità. “Last Ship Sails” è un’altra track in pieno punk style, energia e potenza, rabbia e voglia di rockare… i Big Country non hanno certo gettato le armi! Il “terzo atto” del disco si apre col singolo “Another Country” uscito nel 2011 e che per primo ha presentato l’innesto di Mike, a raccogliere l’eredità di Stuart, un buon pezzo, che ancora una volta conferma come la tradizione della band sia ancora viva, con tanto di chitarre che fanno l’imitazione delle cornamuse. “Return” è un altro brano anthem azzeccato, di quelli che si cantano volentieri col pubblico dal vivo. “Winter Fire” è malinconica e avvia ad una chiusura un po’ triste, che raggiunge il suo apice con la conclusiva “Hail & Farewell”, una bella ballata molto mesta, ma non credo che, a discapito del titolo e della posizione del brano, sia un addio.

Ho amato molto i Big Country, sono sempre stati uno dei miei gruppi di riferimento e quando è morto Stuart sono veramente rimasto addolorato, ora ci sarebbe da chiedersi se ha senso portare avanti il gruppo senza di lui che era l’anima della band? Il disco è molto bello, ma non basta, ci vuole una motivazione più forte. Mike, nel booklet del live citato, ha scritto delle parole di presentazione molto belle, lui dice di essere sempre stato fan dei Big Country e ha raccontato un episodio in cui lui, Stuart e Bruce si sono ritrovati insieme a The Edge degli U2 (l’altra grande band di punk rock del periodo) in un camerino a scambiarsi idee durante il tour di War dell’83, in cui i Big Country facevano da spalla agli U2… è una storia che continua e io sono molto contento che la tradizione della band venga portata avanti, in fondo credo che sia il modo migliore per onorare la memoria di Adamson e credo che i fans lo capiscano.

Al di là di queste mie riflessioni più o meno lecite trovo che The Journey sia proprio un gran bel disco. GB

Altre recensioni: One in a Million; Rarities 2; Under Cover
; Driving To Damascus

Live report: 2013

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