Rock Impressions

Beyon-O-Matic - Relations in the Border Between BEYOND-O-MATIC - Relations in the Border Between
Trail Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Psychedelic / Space Rock
Support: CD - 2013


Nati nei primi anni ’90 a San Francisco come gruppo space rock, hanno pubblicato una manciata di album, per poi sparire per circa dieci anni. Il leader Peter Fuhry ha una voce particolarmente bella ed evocativa, una specie di incrocio fra Gillan e Plant. Il gruppo nel tempo ha conosciuto diverse formazioni, con una grande varietà di strumenti utilizzati, alcuni probabilmente creati o modificati da loro stessi. Il risultato è sempre stato molto intrigante e distintivo.

Le danze si aprono con l’ipnotica “In the C”, un brano cantilenante molto psichedelico e dal sapore fortemente orientaleggiante, che inevitabilmente rimanda all’amore per l’oriente che era scoppiato alla fine degli anni sessanta, buono il crescendo che pervade il pezzo. La breve “Tick Tock Rock” è ancora più strana e onirica, non è nemmeno una vera canzone, sembra più un esperimento. Tutt’altra cosa la potente “Wish” dominata da un riff molto zeppeliniano, un brano di otre quindici minuti, tutto è molto dilatato, un vero trip dal sapore settantiano, che immagino dal vivo possa dilatarsi ancora di più e trasformarsi in un’irresistibile jam session. Molto particolare anche “In Two Os”, fortemente psichedelica, con un cantato veramente in bilico fra Plant e Gillan, viene voglia di guardare se davvero questo disco è stato registrato adesso o se non è tratto piuttosto da un vecchio nastro dimenticato su qualche scaffale per anni, finale un po’ prolisso. “Turn Switch Trust”ricorda certo pop evoluto tipo certe cose dei Radiohead, ancora una volta è un lungo trip molto sognante, quasi rallentato, ma carico di emozioni, come fosse un lungo mantra. Veramente incantevole la melodia di “But the Love”, il terreno sonoro non cambia, ma ogni volta la band riesce e rimescolare le carte con buona mano. Il viaggio si conclude con “Out the C”, che riprende la melodia del brano d’apertura ed è ideale chiusura di un cerchio immaginario, un altro gran bel pezzo di pura psichedelica.

Cosa dire di più di questo disco e di questi musicisti? Mi piace davvero molto il loro modo totalmente freak di approcciarsi alla musica, davvero è difficile credere che sia una band di oggi, ma in fondo questo fa ancora più piacere, è la dimostrazione che la tradizione musicale degli anni settanta è ancora capace di suscitare vivo interesse e che non è solo materia per inguaribili nostalgici. GB




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