Rock Impressions

Robert Berry - The Dividing Line ROBERT BERRY - The Dividing Line
Frontiers
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Pomp
Support: CD - 2008


Berry è un artista eclettico e i nostri lettori più affezionati dovrebbero avere già incontrato il suo nome varie volte, come nel raffinato progetto prog di Jack Foster III, in compagnia di Trent Gardner, ma Rob non disdegna l’hard rock melodico, infatti in ogni cosa che ha fatto ha sempre portato il suo originale gusto per la melodia, quindi non sorprende di certo trovarlo accasato con la Frontiers, la label partenopea che tanto si è prodigata per la rinascita di questo genere musicale. Ma le collaborazioni che hanno dato la maggiore fama al nostro sono quelle con Emerson e Palmer nei “3” e negli Alliance, senza dimenticare che ha fatto parte anche dei GTR insieme e Steve Howe.

The Dividing Line parte con la traccia omonima, una piece scoppiettante ricca di classe e di idee, Berry non è uno che si limita a ripetersi all’infinito, ma continua a sperimentare e a ricercare nuove sonorità, cosa davvero molto rara nell’hard melodico, il risultato è quanto mai godibile. Stesso discorso per “One Good Man”, che risente del lato prog del nostro, infatti delle linee armoniche apparentemente semplici vengono intarsiate da ritmiche complesse e mai banali. Tutto il disco è stato costruito su questo mix di AOR e prog, per certi versi in molti momenti del cd sembra che Berry abbia voluto riprendere il discorso intrapreso proprio col gruppo di Emerson. Robert si è occupato di tutti gli strumenti e della produzione, con esclusione del brano “A Life Worth Livin”, dove la batteria è stata suonata da David Lauser, mentre alle chitarre compare anche l’amico Gary Phil. L’ultima traccia “Life Is On Fire” è quella più prog dell’intero album, è anche la più epica. Nel disco non c’è un calo di tensione o un cedimento, Berry ha fatto davvero un ottimo lavoro. Nel cd è presente anche una traccia multimediale con il video di “Wait”, una ballata intensa che merita di essere esaltata in questo formato.

Immagino già che questo disco non piacerà agli oltranzisti del prog, perché lo troveranno troppo “leggero”, come già fecero col disco dei “3”, mentre gli amanti dell’AOR lo troveranno troppo poco immediato e di non facile lettura per certe ritmiche complesse, ma sono sicuro che tutti coloro che vorranno ascoltarlo senza pregiudizi lo troveranno un gran bel disco. GB

Altre recensioni: A Soundtrack for the Wheel of Time

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