Rock Impressions

Barr - Skogsbo is the Place BARR - Skogsbo is the Place
Transubstans
Distribuzione italiana: si
Genere: Psichedelic Folk
Support: CD - 2008


I Barr sono una band di Stoccolma. Artefici di un EP nel 2007 escono oggi con il loro vero debutto discografico. Il sestetto è autore di una musica delicatissima, semplice ed acustica. Con poche note riescono a trasmettere sensazioni meravigliose. Racconti bucolici e nostalgici si ripercuotono fra le note di questi sette brani, tutti di una semplicità disarmante. Salta immediatamente in mente il paragone con gli anni ’70, sembra di subire uno sbalzo temporale, sin dall’iniziale “Summerwind”. Ecco allora scattare inevitabili i paragoni con band cult come i Pentangle, i Popol Vuh, oppure Nick Drake o i Fairport Convention , solo per fare qualche nome. L’uso della doppia vocalità, uomo donna, dona all’ascolto una infarinatura psichedelica di antica memoria. Ma la cosa che colpisce di più è la mancanza di una ritmica da batteria. Ci sono percussioni, tamburelli etc. ma una batteria suonata in maniera convenzionale non c’è (a parte delle spazzole), quasi a timore di disturbare una quiete mentale onirica e leggiera che si va formando a mano a mano che l’ascolto prosegue.
Le melodie ed i ritornelli sono perfettamente memorizzabili, delicati acquarelli per le nostre orecchie.

Attimi di Sigur Ros e Circulus fanno capolino di tanto in tanto, lasciandoci ad occhi chiusi e ciondolanti al ritmo dei tamburi e della chitarra acustica. Bellissima l’interpretazione canora in “He Ain’t A Friend, He’s A Brother”, un Folk più moderno nell’armoniosità rispetto gli altri brani, diretto e ben arrangiato, grazie anche all’uso del violoncello. Ma il vero pezzo da novanta è “Calling My Name”. Sembra di ascoltare Petronella dei Paatos, una voce toccante sopra un tappeto di cori davvero indovinato. Basta poco per emozionare con la musica, non servono tanti strumenti o volumi alti, servono solo buone idee e cuore. Che poi la musica ascoltata possa far venire in mente dei deja-vu poco importa, l’importante è saper emozionare, l’unico vero scopo di questa infinita arte. Malinconica è “Skogsbo Is The Place”, ma in definitiva tutto il concept vive di queste sensazioni, perché si narra la storia di un anziano che lascia la propria terra (Skogsbo) per andare in un ricovero per anziani. Ricordi in bianco e nero, dolore e tristezza. La canzone più lunga del disco è la conclusiva “Sister- Lover Alone” con i suoi dieci minuti e mezzo.

Resta difficile pensare che una band del genere, seppure all’esordio, possa passare inosservata. Ho come la sensazione che ne sentiremo parlare molto presto e bene.
Consigliatissimi! MS

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