Gli
Atik Maze sono un quartetto e provengono dal Portogallo. Quello che
colpisce immediatamente la mia curiosità è il fatto
che essendo un gruppo di New Prog, non ha le tastiere. Per chi non
fosse ferrato sull’argomento, il New prog è un genere
che conosce i migliori successi dal 1983 in poi, grazie ad artisti
come i Marillion, Pendragon, Iq e Pallas in primis. Tutte queste band
e tutte le altre, puntano molto sull’effetto delle tastiere,
suoni maestosi, pomposi o magari solo di accompagnamento, comunque
sia, marchio di fabbrica.
Con questo non vado ad ascoltare “ The Man Behind The Lock”
diffidente, anzi sono davvero curioso di ascoltare cosa ci propone
la band. Per la precisione, gli Atik Maze sono formati da Dario Jeronimo
alla voce, Ricardo Baptista alla batteria, Joao Silva alla chitarra
e da Isaac Batista al basso.
Apre il disco “Painting Mirrors” e la musica che ne scaturisce
è un affascinante mix fra King Crimson e Marillion. La voce
di Dario è buona interprete del brano che molto si affida all’arpeggio
di chitarra in stile Marillion. Ottimo l’assieme della ritmica,
ma quello che risalta di più all’ascolto è l’attenzione
per le melodie. Come dicevo siamo in pieno stile New Prog, non nascondo
neppure che durante l’ascolto, ho avuto dei flash di deja vu.
“Painting Mirrors” è davvero gradevole e mi convince
soprattutto nell’assolo di chitarra verso il finale, per poi
sfociare nel giro di chitarra alla “Seasons End” (Marillion).
Attenzione però, non voglio dire che gli Atik Maze copiano
paro-paro questo e quello, nella loro musica c’è si la
grande passione ed un innegabile cultura sul genere in esame, ma anche
buona personalità e tanta voglia di riuscire. “The End
Of The World” è un pezzo che si aggira quasi sui dieci
minuti, in media con tutti gli altri e mostra la band più coesa,
giocando sulle capacità interpretative di Dario. Intrigante
e più oscuro, non è avaro di emozioni, che si alternano
attorno all’arpeggio di chitarra del nostro bravo Joao Silva.
Ma veniamo ora alla title track “The Man Behind The Lock”,
un crescendo sonoro che mostra i muscoli. Gli Atik Maze sono maggiormente
aggressivi, il lato più Rock della band fuoriesce da queste
note, pur mantenendo uno sguardo verso la melodia ed il cambio morale.
Uno dei miei preferiti è “Out Of Time”, toccante
il giusto, evidenziando ancora una volta la capacità di saper
sfiorare le corde dell’anima, con grazia ed eleganza. La band
mostra anche una buona tecnica strumentale, ma a mio personale gusto
e modo di vedere , fa bene a puntare di più sulle emozioni.
Non vengono trascurati gli assolo, tuttavia nel contesto è
l’insieme che viaggia all’unisono. La media compositiva
non subisce variazioni, “Fragments” è l’ennesimo
tassello sonoro che si va ad incastonare in questo puzzle di nome
New Prog. A differenza degli altri, sembra essere più vicino
al mondo degli attuali Arena. “Web” mi colpisce per la
struttura sonora, gradevole si, ma molto attenta alla ritmica e dall’assolo
importante. Qui invece emerge alla luce, il lavoro di Isaac Batista.
Un pezzo che si discosta un poco da quanto ascoltato fino ad ora e
con buoni risultati. Forse questo è il punto più alto
del disco, assieme alla suite successiva dal titolo “Once Upon
A Time”, dove l’interpretazione vocale raggiunge l’apice.
Chiude “You Head Illudes You” in modo perfetto, miscelando
buoni riff ad un ritornello gradevole, conosciamo qui gli Atik Maze
più solari.
In definitiva questo è un album piacevole e maturo, malgrado
sia un debutto.
Come? Cosa dite? …Il discorso delle tastiere? …Accidenti,
i ragazzi mi hanno fregato, tutto è scorso come nulla fosse!
Stai a vedere che avevano ragione loro, comunque a me sarebbero piaciute,
come dire….la ciliegina sulla torta.
Bravi. MS |
