Rock Impressions

Antonius Rex - Zora ANTONIUS REX - Zora
Black Widow Records
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Dark Rock
Support: CD - 2009


Sono passati trentadue anni dalla prima pubblicazione di questo gioiello di dark prog realizzato dall’oscuro Antonio Bartoccetti, marchigiano di origine (come un altro grande protagonista del dark tricolore) e milanese di adozione. La carriera artistica di questo musicista è poco conosciuta al grande pubblico, ma ha permesso al nostro di diventare comunque un cult artist con riconoscimenti in tutto il mondo. Il suo primo progetto portava il nome di Jacula, il nome era preso da un personaggio di una serie di fumetti soft porno, che aveva attirato un certo interesse, poi sono seguiti altri progetti meno fortunati come Dietro Noi Deserto e Invisible Force, infine nel ’74 diventa Antonius Rex e incide l’album Neque Semper Arcum Tendit Rex (ristampato sempre dalla Black Widow). Il presente album ha avuto una genesi travagliata, in origine doveva uscire per la Vertigo, che non aveva gradito i pesanti riferimenti occulti e oltraggiosi, alla fine il disco esce sulla piccola Tickle con quattro brani, l’anno successivo viene aggiunta la track “The Gnome” e viene cambiata la grafica.

Come anticipato la musica di Bartoccetti è dark, molto dark, la formazione a tre comprende oltre ad Antonio che suona la chitarra, la sua musa ispiratrice Doris Norton che suona le tastiere e spesso anche un organo da chiesa e Albert Goodman alla batteria. “The Gnome” ha un impianto che ricorda per certi versi i Goblin per le atmosfere gotiche, sembra la sountrack di un film dell’orrore di quegli anni, poi il brano prende una piega più prog, ma sempre tenebroso. Un testo esoterico fa da intro a “Necromancer”, un brano spiritato e surreale, che ci mostra il lato più vero di Bartoccetti, con lunghe scorribande improvvisate che verso il finale sfociano nel jazz rock. “Spiritualist Seance” affonda ancora più le radici nel mistero, suoni eterei guidati da un organo, fra rumori di porte che scricchiolano, frasi sussurrate e recitazioni dal sapore rituale poco rassicuranti. Molto simile è la title track, che è quasi interamente strumentale, ma è anche molto più romantica. “Morte al Potere” è il rifacimento di un brano già registrato col progetto Jacula, una ballata molto settantiana, con Doris che canta in modo molto teatrale, su trame acide e lancinanti, un brano disperatamente passionale. L’ultima track è l’inedita “Monastery” incisa nel 1980, è più hard del resto del repertorio, ma l’atmosfera inquietante è la stessa respirata nei brani precedenti.

Questa ristampa molto curata e ben realizzata è un’ottima occasione per riscoprire questo gioiello del passato, un disco ovviamente non per tutti, ma che sarà particolarmente gradito agli amanti del dark sound. GB

Altre recensioni: Per Viam; Hystero Demonopathy

Interviste: 2012

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