Rock Impressions

Anderson Stolt - Invention of Knowledge ANDERSON STOLT - Invention of Knowledge
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Prog
Support: CD - 2016


La strana coppia, questo è uno dei dischi che non ti aspetti. Jon Anderson ha fatto parte degli Yes, una delle band più importanti del movimento prog, ma a parte un paio di dischi con Vangelis, non ha molte collaborazioni significative al suo attivo. Stolt invece è abituato a molte collaborazioni, credo sia abbastanza difficile ricordarle tutte, partito a metà settanta coi Kaipa, ha poi dato vita ai Flower Kings, poi ancora ai Transatlantic, poi lo troviamo nei Tangent, Agent of Mercy e altre ancora. Ma questi sono dettagli. L’idea di una loro collaborazione è venuta al patron della Inside Out Thomas Waber, però inizialmente non sembrava potersi concretizzare. Poi complice la tanto famigerata formula della crociera con band al seguito, in questo caso era la Progressive Nation At Sea, che ha fatto conoscere i nostri due eroi ed è partita la scintilla.

Sicuramente da un lato per due musicisti così abili era facile fare un disco insieme, la sfida era fare un disco che potesse colpire le aspettative dei fans e, perché no, guadagnarne di nuovi. Insomma fare un disco originale, che non suonasse Yes o Flower Kings, ma senza rinnegare il passato. La consapevolezza che si rivolgono principalmente al pubblico prog appare evidente fin dalla bella copertina, dal titolo e poi dalla lunghezza dei brani, infatti l’album è composto da quattro suites. Fin dalle note iniziali appare chiaro l’intento dei nostri, dar vita ad un prog contemporaneo, ma saldamente ancorato al passato. Anderson è in piena forma e la musica è ritagliata sulle sue doti canore. Musica immaginifica, epica e poetica, con un buon umore di fondo contagioso. La musica fluisce naturale, con Stolt che alla chitarra fa magie e tutto funziona alla meraviglia. Le situazioni cambiano come in un caleidoscopio, le melodie si intrecciano e compongono mosaici sorprendenti. Ogni tanto si osano anche partiture inaspettate, che riflettono musiche di origine folkloristica, il risultato complessivo piacerà a molti, forse meno a chi ama suoni duri o post moderni, ma in questo disco c’è tanta roba e ogni ascolto rivela nuove sensazioni.

Un disco per palati fini, per veri appassionati di prog, magari un po’ nostalgici, ma questo è un disco che non delude, non come tante collaborazioni fini a se stesse. Sicuramente a qualcuno non piacerà, ma qui c’è vera musica. GB




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