Rock Impressions

AMON DUUL II
Almost Alive... / Only Human / Vortex
Revisited Records
 
La neonata Revisited Records, succursale dell’Inside Out, ha iniziato un’attenta opera di ristampa di classici del rock teutonico ed è partita da quel genio di Klaus Schulze di cui ha già ristampato ben otto lussuosi lavori (in realtà una piccola frazione della sua smisurata discografia), il secondo nome resuscitato dagli archivi è quello dei tenebrosi Amon Duul II (se ne è occupata anche la Repertoire), mentre i prossimi saranno i Kraan.

Quello degli Amon Duul II è un nome illustre, sicuramente il gruppo migliore e più importante del cosiddetto krautrock. Hanno prodotto dei veri capolavori di dark rock pagano e sperimentale come Phallus Dei e Yeti, album considerati dei mega classici, fra psichedelia e progressive molto freak, veri capolavori.

La Revisited però ha deciso di partire a sorpresa dagli ultimi tre album del gruppo, però prima di proseguire bisogna fare due doverose premesse. La prima è che quanto è racchiuso in questi tre lavori non ha niente a che vedere con i gloriosi esordi della band di Monaco, molti hanno considerato infatti questi album come delle vere e proprie nefandezze. La seconda è che bisogna inserire questi lavori nel contesto dell’epoca e vedere cosa hanno fatto gli altri gruppi nello stesso periodo, stiamo parlando degli anni che vanno dal 1977 al 1981 e se prendiamo i Genesis, gli Yes, ma anche i King Crimson, che però sono sempre rimasti su livelli molto alti, possiamo notare per tutti questi grandi un impoverimento a favore di una malcelata vena commerciale, con frequenti concessioni al pop elettronico, ma forse è giunto il momento di rivalutare tutta la scena. Con questo non voglio dire che certe scelte siano state encomiabili, ma si può essere un po’ più indulgenti e cercare di capire un movimento culturale che stava crescendo, cambiando il mondo non solo musicale. GB
 
Amon Duul II ALMOST ALIVE...
Revisited Records
Si parte con Almost Alive… del ’77, il tribalismo e l’esoterismo sono solo ventilati in un contesto di rock piuttosto accessibile, quasi easy listening, ma si può ugualmente notare la classe di artisti che anche in un contesto “leggero” non sfigurano. La funkeggiante “One Blue Morning” scivola via senza graffiare, un po’ meglio “Good Bye My Love”, quasi new prog. Ma è solo con le atmosfere spettrali dell’hardeggiante “Ain’t Today Tomorrows Yesterday” che si respira qualcosa del vero spirito di questa folle formazione. “Hallelujah” precorre il pop inglese di qualche anno dopo e ascoltata col senno di poi fa intuire che comunque il gruppo era già avanti. “Feeling Uneasy” ripropone le scorribande lisergiche in un contesto mainstream. Chiude l’album la folle strumentale “Live in Jericho”, gli Amon Duul II in dodici minuti ci mostrano che sono ancora capaci di fare del rock libero da qualsiasi condizionamento, in altre parole veramente freak, anche se il bassista rischia di rovinare tutto quando accenna alla Cucaracha, per fortuna è solo un attimo seguito da un solo di chitarra lancinante come pochi. Come bonus troviamo “Cosmic Insects” che sembra uscire dal repertorio più oscuro degli Hawkwind, veramente paranoico. Ottima e brevissima “Live in Obergurgl”, costruita su un giro hard rock molto originale. Infine c’è “Kitchen Jam”, una sessione di improvvisazioni eccezionali, che insieme ai due brani precedenti vale più di tutto il disco classico, raro caso in cui le bonus superano il materiale “regolare”. GB
 
Amon Duul II ONLY HUMAN
Revisited Records
Questo album del ’78 si fa notare subito per la copertina decisamente originale, ma il primo brano “Another Morning” spiazza non poco per la sua “leggerezza”, sembra quasi disco music. Riascoltare oggi “Don’t Turn Too Stone” lascia allibiti, all’epoca deve aver fatto storcere il naso a tutti, ma oggi quanti gruppi di pop elettronico stanno riproponendo queste sonorità? Suoni westcostiani si alternano a ritmi disco, con qua e la inserti di musica mediterranea, una formula indigesta per i rockettari dell’epoca, ma certe soluzioni erano veramente interessanti come in “Kirk Morgan” che merita di essere rivalutata. Veramente bella “Kismet” dove si possono riascoltare, almeno in parte, i veri Amon Duul. Dignitosa anche “Pharao”, mentre quasi inascoltabile risulta la conclusiva “Ruby Lane”. Anche in questo caso le bonus ci riportano alle origini della band, la prima è l’etnica “Eistanz in Timbuktu”, lisergica e tribale, mentre la spaziale “No Sushi for Camels” è assolutamente fuori di testa. GB
 
Amon Duul II VORTEX
Revisited Records

Questo disco del 1981 chiude questa rassegna con la formazione che si ricompatta per dimostrare di avere ancora idee da esprimere, ma sarà il canto del cigno. L’oscura title track apre in modo molto tenebroso, ma graffia poco. Migliore e piacevole è “Holy West”, ma siamo ancora lontani da una vera e propria risurrezione, ci vuole ben altro rispetto a questo rockettino. Si cresce ancora con “Die 7 Fetten Jahre”, ma il primo brano veramente interessante è l’epica “Wings of the Wind”. “Mona” potrebbe essere uscita da un qualunque gruppo pop dell’epoca, triste. “We Are the Machine” è un bel pezzo, ma non bisogna dimenticare che all’epoca c’erano in attività gruppi come i Bauhaus e i Killing Joke, gli Amon avrebbero potuto fare di più. “Das Gestern…” è molto accativante e simpatica. “Vibes in the Air” però è l’unico brano veramente degno del repertorio dei nostri e chiude definitivamente un periodo clamoroso. Le due bonus “Whatever” e “(Ras)Putin in der BadeWanne” sono anche in questo caso molto belle e restituiscono la vera essenza del combo tedesco.

In definitiva non si tratta di dischi imperdibili, ma sono molto utili per inquadrare un’epoca, ma come già detto le bonus sono imperdibili e riabilitano dei dischi che hanno rischiato l’oblio. GB

Altre recensioni: Yeti


Indietro alla sezione A