Rock Impressions

Alec K. Readfearn and the Eyesores - The Blind Spot
ALEC K. READFEARN AND THE EYESORES
The Blind Spot
Cuneiform Records
Distribuzione italiana: no
Genere: Post Rock
Support: CD - 2007

Non capita tutti i giorni di imbatterci in qualcosa che ci faccia esclamare “Originale!”, che ci faccia per un attimo rimanere stupefatti dinnanzi all’oggetto di tanta sorpresa. Oggidì tutto pare già stato scritto, ascoltato, visto. Non sempre, per fortuna. “The Blind Spot” riesce nell’impresa di attirare la nostra attenzione, avvinghiandola colle possenti spire della freschezza compositiva/esecutiva che le sono proprie.

Merito di questo artista, tale Alec K. Readfearn nativo del Massachussets, e cresciuto ad hardcorepunk (quello eletto dei suoi concittadini The Minutemen, dei Meat Puppets e dei Butthole Surfers, insiemi capaci di sperimentare, di frantumare generi e stili in una folle corsa auto-distruttiva e nichilista, ma dalle quali ceneri si poteva trarre rinnovellata forza fertile e creativa), ed a metal estremo (Stayer, Metallica) e fin da metà degli ottanta attivo in varie formazioni, prima di scoprire in se l’inclinazione alla fuga da ogni stereotipo sonico che dir si voglia. Bravo Alec, coraggioso fautore di progetti quali Space Heater ed Amoebic Ensemble, destrutturatori fautori di un vero crossover fra folk british ed americano, ballate gypsy, variazioni cabarettistiche, tentazioni cageiane ove triturare in egual misura musica etnica, free jazz ed ardore punk. Fino a formare, nel 1997, i suoi Eyesores, facendo precedere a questo marchio il proprio nome.

Tanto per ribadire che di questo ensemble allargato è lui a tirare attentamente le fila, fermo restando che ogni uno poi è responsabile della propria pazzia! Ecco tratteggiata la discografia: “May you dine on weeds made bitter by the piss of drunkards” (serve traduzione?) su Magic Eye Singles nel ’99, “Bent at the waist” (Handsome – 2002), “Every man for himself & God against all” (Corleone – 2003) e “The quiet room” del 2005, primo su Cuneiform Records, l’etichetta che ha osato patrocinare pure questo “”The blind spot”. Ove troverete di tutto, Cage mescolato con Weill e Brecht, Zappa con Tom Waits, Faust con Pierre Bastien. Incredibile, assurdo, eppure magnificamente coerente. Un disco che vede la partecipazione di una folta schiera di musici, ma sopra tutto comporta l’uso di strumenti quali hurdy gurdy, corni, violini, contrabbassi, bosson, percussioni varie, sax, organi, accordion, perfettamente integrati fra loro e fini tessitori della trama che sostiene le voci stralunate dello stesso Alec e del soprano Ellen Santaniello. Canzoni bislacche da decadenza weimeriana e versi deviati, su tutto una entusiasmante “I am the Resurrection and the Light”, orazione funebre divisa in otto parti, che possono essere pure assunte singolarmente. Perché qui sta il genio del responsabile ultimo dell’opera, Mr. Alec K., che di sicuro sa il fatto suo, ma che astutamente ci nasconde le sue intenzioni. Nella lista leggerete pure altre stranezze, come quel gong-drum costruito dall’artista di Providence (ove gli Eyesores hanno la loro base, e che diede i natali ad Howard Phillips Lovecraft) Dennis Hlynsky, ispiratosi ad un particolare del “Giardino delle terrene delizie” di Hieronymus Bosch, dal quale viene estratto un suono cupo, maledettamente dark e primitivo.

Cercate e fate vostro “”The blind spot”, quello che sopra ho esposto è solo un cenno delle cangianti emozioni che ho provato ascoltandolo. E che ogni uno di voi potrà fare proprie, accrescendole coi frutti di questa eccezionale esperienza. AM


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