| Il nome di questa band è strano, la copertina del disco pure, 
            ma quello che leggerete nel loro sito lo è ancora di più. 
            Il prog americano è davvero vario e se negli anni ’70 
            ha subito quasi passivamente l’incontenibile dominio europeo, 
            dagli anni ’90 ha iniziato a risollevare la cresta con alcune 
            formazioni di indubbio valore, come gli Echolyn, gli A Thriggering 
            Myth, i Rocket Scientists, gli Spock’s Beard, giusto per fare 
            qualche nome. Gli 41 Point 9 sono un trio composto da Bob Madsen al 
            basso, Brian Cline voce e chitarra e Kenny Steel chitarra e tastiere, 
            mentre alla batteria si alternano come guests Nick D’Virgilio 
            (dei già ricordati Spock’s Beard) e Jimmy Keegan (batterista 
            degli Spock’s in versione live).
 
 A questo punto sorge un dubbio, l’amicizia con la band di Nick 
            è solo una casualità o c’è di più? 
            L’ascolto del cd ovviamente svela il dubbio, la vicinanza c’è, 
            anche se non è così marcata come si potrebbe temere, 
            nel senso che i 41 Point 9 si inseriscono nello stesso filone musicale, 
            pur mantenendo sonorità proprie. L’opener “The 
            Bullet is in the Barrel” ricorda un po’ tutti e nessuno, 
            compresi i Magellan, e tiene sospeso il giudizio complessivo. “Living 
            in Hard Times” è più lirica e ispirata, la tecnica 
            c’è, ma anche una certa dose di feeling. Ma il primo 
            brano che riesce a catturare la mia attenzione è la grintosa 
            “Building Blocks”, niente di particolarmente geniale, 
            ma del buon prog suonato con vitalità. Ci sono buone idee anche 
            in “The Feather”, ma ancora nulla che in fondo non sia 
            già stato percorso da altre formazioni. Le melodie sono belle 
            (lontane dall’easy listening), ma mai troppo catchy, le ritmiche 
            sono moderatamente complesse, la classe c’è, ma manca 
            qualcosa che faccia decollare del tutto il disco, tante buone idee, 
            ma nessuna geniale.
 
 Questo debutto mostra una band con delle ottime potenzialità, 
            che però sono ancora un po’ in stato embrionale, mi auguro 
            che con le prossime uscite il gruppo sappia trovare una propria identità 
            precisa, altrimenti entreranno nel novero dei tanti gruppi dediti 
            al prog, senza infamia e senza lode. GB
 
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