| Cinque amici conosciuti nei corridoi del DAMS decidono nel 2009 di 
            dar vita ad una band di rock cantato in italiano, molto ruvido nell’approccio, 
            quasi punk, ma legato comunque alla tradizione dei grandi rocker italici. 
            Il primo disco Spiriti Bollenti viene realizzato nel 2011, mentre 
            il secondo, sempre autoprodotto, esce nel presente anno con una formazione 
            a quattro.
 
 Spiriti Bollenti apre con la track che rimanda al nome della band, 
            uno “stato di ebollizione del pensiero” come dicono nella 
            loro biografia, i suoni sono in bilico tra un metal classico e un 
            certo cantautorato di rottura, che si riflette anche nel testo, il 
            cantato in italiano non è abbastanza fluido e il lavoro di 
            rifinitura dei pezzi appare piuttosto ruspante, anche il testo non 
            è abbastanza profondo. Un riff da Roadhouse Blues apre “Sciarpe 
            Vintage”, il brano poi prende le movenze di un rock ‘n’ 
            roll molto acido, il testo non è proprio entusiasmante. “Comunque 
            Vada” è piuttosto maideniana, mentre “Eterno Ritorno” 
            è una breve ballata dominata dal pianoforte, che lancia la 
            romantica “Lascia che Sia”, che è il primo pezzo 
            dove il testo appare meno banale. Con “La Vita è Mia” 
            torna il metal con un testo piuttosto imbarazzante. Trascurabile il 
            blues di “30”, mentre è intrigante il giro di basso 
            de “Il Paradiso Insieme a Te”, il brano è un po’ 
            alla Ligabue, ma funziona. Questo primo assaggio si conclude con “Dentro 
            di Te”, un brano con alcune parti riuscite ed altre meno.
 Di sicuro l’autoproduzione ha limitato fortemente il risultato 
            finale e forse era meglio aspettare un po’ prima di voler incidere 
            questi brani, che avrebbero potuto avere un esito diverso con un’attenzione 
            maggiore e una maturità diversa.
 
 Lontano attacca con la title track, a livello compositivo il gruppo 
            non sembra cambiato, il contesto musicale e tematico rimane lo stesso 
            del disco precedente, solo la registrazione è nettamente migliore 
            e si sente, la resa del cantante Tia Villon emerge meglio. “La 
            Fenice” è più vicina ad uno stile cantautorale 
            e fa venire in mente certe cose di Renga. Il blues torna con “Non 
            c’è Più Tempo Per Voi”, anche in questo 
            caso si avverte il progresso del gruppo rispetto alla prova precedente. 
            “Intera” è una power ballad di buona intensità, 
            solo il testo non è così incisivo come si vorrebbe. 
            Incuriosisce il blues acustico di “Le Ali”, che pian piano 
            diventa elettrico. Lo stile della band comunque si è avvicinato 
            molto più al cantautorato con chiara matrice rock, allontanandosi 
            un po’ dal metal, tutto è diventato più elaborato 
            e di sicuro dimostra un’evoluzione che dovrebbe continuare anche 
            nei prossimi lavori.
 
 I 373°K ce la stanno mettendo tutta per trovare uno stile personale 
            ed incisivo, hanno tanta forza dentro e con costanza e dedizione possono 
            tirare fuori qualcosa di significativo, per adesso c’è 
            ancora della strada da fare, ma potrebbe essere la strada giusta. 
            GB
 
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