Rock Impressions

Symphonic Slam SYMPHONIC SLAM - Symphonic Slam
Musea

Questo disco è un capolavoro assoluto degli anni settanta ad opera del chitarrista finlandese Timo Laine, un pioniere nell'applicazione del synt alla chitarra. Timo è un musicista dal talento straordinario tanto che ha suonato con: Rolling Stones, BB King, Gentle Giant, Chuck Berry, Cher, Tina Turner e Rush.

Apre il CD il brano "Universe" e siamo subito catapultati in una dimensione spaziale dai sorprendenti risvolti epici e magniloquenti. L'inizio è molto oscuro, poi il pezzo assume un incedere arioso tipico delle cose migliori del prog americano. Si inizia subito a gustare quanto sia spettacolare il suono della sua chitarra. Il secondo brano "Everytime" possiede una grande intensità con le sue orchestrazioni sinfoniche e con un sapore struggente e malinconico che contraddistingue un po' tutto l'album. La breve "Fold Back" è un mix fra jazz e prog ardito e pomposo, con accelerazioni e grandi cambi di tempo, ottima la prestazione degli altri due artisti coinvolti: il batterista John Lowery e il tastierista David Stone. La successiva "I Won't Cry" è un folle esperimento che propone un funky durissimo (per l'epoca) miscelato a delle orchestrazioni sinfoniche molto prog ed epiche, che conferma il talento impressionante di Timo. "Let It Grow" è un lento intimista che ogni tanto esplode con forza e tensione. "Modane Train" è ancora funky spettacolare e irresistibile, molto diverso da prima e con delle dissonanze stupende, bel duetto fra tastiere e chitarra. "Times Run Short" è un altro brano di difficile definizione, che alterna passaggi assolutamente prog a linee melodiche jazzate molto settantiane, un connubio che pochi davvero avrebbero il coraggio di realizzare. "Days" è l'unico strumentale ed è una song dura e tirata che torna a sorprendere per versatilità e intuizioni e dove non si contano cambi di tempo e d'atmosfera. "Summer Rain" è una traccia romantica e molto delicata, in forte contrasto con la sontuosità dei brani precedenti, ma anche molto ispirata. In chiusura troviamo "How Do You Stand" song epica che raccoglie tutte le intuizioni espresse nei brani precedenti e saluta l'ascoltatore dandogli un senso di totale appagamento.

E' un vero peccato che Timo abbia preferito iniziare una prestigiosa carriera di session man piuttosto che dare seguito a questo stupenda opera unica, sarebbe certamente diventato uno dei maggiori nomi di rock progressivo e non solo. GB



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