Dismessi
ormai definitivamente i panni della pop star, Gary Numan, che non
ha mai fatto della musica banale, oggi veste con grande autorevolezza
e convinzioni i neri panni del dark sound più tenebroso ed
evocativo dai tempi dei Bauhaus e dei Joy Division.
Ascoltando questo doppio live album, che ha seguito l'ultima fatica
in studio Pure, mi viene da pensare proprio che Gary abbia voluto
raccogliere la pesante eredità dei gruppi citati per perpetrare
una tradizione musicale di immenso valore. Non a caso le note presenti
nel CD sono a firma di Burton Bell e sottolineano l'influenza di Numan
sulla musica contemporanea e sui Fear Factory in particolare.
Atmosfere cupe e claustrofobiche tessute su ritmi tribali vagamente
elettronici sono gli ingredienti principali della ventina di brani
in scaletta. Tutto oro quello che brilla? No, purtroppo, perché
devo segnalare una certa ripetitività nelle atmosfere, ma questa
pecca non smiminuisce il valore di un lavoro che si candida come una
delle migliori performance gothic del nuovo millenio. Il repertorio
presentato viene estratto da tutta la carriera di Numan senza imbarazzo
o esitazioni, ritroviamo così le hit "Are Friends Electric?"
e "Cars" della fine degli anni settanta, quando insieme
agli Ultravox gettava le basi della musica pop elettronica. Ritroviamo
le melodie robotiche che adesso sono la base di nuove schiere di giovani
sperimentatori, ma quello che mi è piaciuto di più è
che Numan ha abbandonato le tastiere per imbracciare la sei corde.
La musica di Gary si è fatta meno tecnologica e più
umana, Dark suonato con passione sconfinata e grande intensità,
un messaggio così diretto da lasciare senza respiro. GB
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