Rock Impressions
 

INTERVISTA AI MANTRA
di Giancarlo Bolther

"Roots" è l'opera prima dei Mantra, band fortissimamente voluta dal singer Jacopo Meille e dal guitar-hero Gianluca Galli, entrambi ex-Mad Mice, affiancati da un altro "veterano" di lusso della scena italiana: il bassista Andrea Castelli. Conosciamoli meglio...

Ragazzi, iniziamo subito parlando del vostro nuovo disco, "Roots"...
(Gianluca) "Questo disco ha una storia piuttosto lunga: alcuni pezzi sono stati registrati in Germania, ad Amburgo per la precisione, altri in Italia in un paese vicino Udine che si chiama Ruda".
(Jacopo) "Sì, a Ruda abbiamo vissuto tre settimane di intenso lavoro... ricordo che dormivamo tutti assieme nella sala di registrazione accanto ad amplificatori, chitarre, sitar, batteria e tanti, tantissimi cavi..."
(Gianluca) "In totale abbiamo visitato quattro studi, due in Italia e due in Germania, e siamo abbastanza soddisfatti del risultato ottenuto soprattutto a livello di arrangiamenti e di composizioni, mentre oggi useremmo suoni un po' diversi da quelli che senti sull'album".
(Jacopo) "Dopo l'arrivo di Andrea e Senio, stiamo cercando di riproporre su disco il granitico sound che abbiamo in sala prove, e ti posso assicurare che le registrazioni in vista del prossimo album stanno andando in questa direzione!".

Quali sono le canzoni che preferite di "Roots"?
(Jacopo) "A me piacciono particolarmente 'Garden Of Secrets', un funky blues bello sporco; 'Alma Mater', due minuti di pura magia, grazie sopratutto all'arrangiamento per archi che il nostro amico Max ha scritto per noi, e 'Whales' Singing', la mia canzone preferita in assoluto, molto seventies nel suo andamento ritmico e nel testo".

A me ha impressionato parecchio anche "The Architectures Of The Sky"...
(Jacopo) "Sì, è una canzone che suoniamo da tantissimo tempo, ma per questa registrazione Gianluca ha tirato fuori dal suo 'cappello magico' l'idea di inserire il sitar, e questo ha come per incanto reso il pezzo completamente nuovo anche ai nostri orecchi: ricordo ancora la prima volta che ascoltai la base ed i brividi iniziarono a scorrermi lungo la schiena".

Gianluca, vuoi parlarci dei restanti pezzi?
(Gianluca) "Beh, iniziamo da 'Dirty River', una grande southern song con forti tinte sabbathiane, è la canzone che in un certo senso può essere considerata l'anello che unisce questo album alle nuove canzoni che stiamo registrando per il secondo Cd. 'Different Keys', 'Homeless' e 'World For Sale' sono hard rock songs pure e semplici, dirette e piene di energia, mentre le chitarre acustiche, le percussioni e forti sapori folk di 'The Forest', 'Life & Devotion', 'Black Mother' fanno da giusto contraltare ai tre pezzi succitati. Da non dimenticare, infine, 'Don't Call Me Jesus' e 'Ramblin' On My Mind', la prima con un bel ritornello in linea con certo hard rock degli anni '80 di moda a Los Angeles, e la seconda un tributo dovuto al grande Robert Johnson".

Avete avuto difficoltà per trovare un'etichetta che stampasse il vostro album?
(Gianluca) "Purtroppo sì! Inizialmente ci siamo rivolti ad etichette estere, ed abbiamo collezionato una montagna di lettere di risposta con fiumi di complimenti, però nulla di fatto. Alla fine, quasi completamente scoraggiati, abbiamo contattato la Lucretia Records di Milano con cui è iniziato un sodalizio del tutto inaspettato".
(Jacopo) "Il Cd è stato recensito positivamente in numerose webzine europee (Olanda, Germania, Danimarca, etc..) e d'oltre oceano (U.S.A e Canada) ed abbiamo già fatto alcune interviste sia per radio estere che locali. E' indubbio che l'album ha delle coordinate musicali esplicite ed in generale, anche in caso di recensioni, come dire, critiche, la coerenza, l'abilità tecnica dei musicisti ci viene sempre riconosciuta, e questo per un gruppo italiano credo che sia già un ottimo risultato. Per riassumere con una frase molto sintetica: i nostri pregi possono essere anche i nostri difetti, a seconda di chi ascolta 'Roots'".

Secondo voi che senso ha pubblicare un disco così settantiano al giorno d'oggi?
(Jacopo) "Se per pubblicare un disco settantiano significa registrare un disco composto di belle canzoni, con una loro precisa connotazione musicale, ben suonate e che pagano il giusto tributo alla musica che i componenti della band hanno sempre amato, beh... allora ti devo dire che ha senso, almeno per me. Il nostro obiettivo era quello di realizzare un album che riassumesse tutta la nostra esperienza musicale passata e che gettasse le basi per quella futura, nel quale ci potessimo identificare; qualcosa da poter riascoltare in futuro senza imbarazzo..."

Siete sulla scena da una decina d'anni e vorrei chiedervi cos'è cambiato in Italia dai tempi della vostra prima band, i Mad Mice...
(Jacopo) "Nell'industria musicale in generale, ma particolarmente in Italia, si continua ad andare avanti per conoscenze e per emulazione, nel senso che una volta che qualche etichetta ha la fortuna di scoprire una band valida, ecco che nascono le copie e le copie delle copie ed avanti così... e questo succede nel metal come nel pop, senza alcuna differenza... si è perso l'entusiasmo, la passione e la coerenza, la voglia di essere se stessi. Noi non l'abbiamo persa e ne siamo orgogliosi, ma abbiamo dovuto pagare un prezzo davvero alto per questo".

GB

FORMAZIONE:
Jacopo Meille (voce)
Gianluca Galli (chitarra)
Andrea Castelli (basso)
Senio Firmati (batteria)

Recensioni: Roots

Indietro all'elenco delle Interviste

| Home | Articoli | Recensioni | Interviste | News | Links | Rock Not Roll | Live |