Rock Impressions
 

INTERVISTA AGLI HEADRUSH
di Massimo Salari

Ciao Alex, prima di incominciare l’ intervista volevo farti i complimenti per questo importante debutto, ma raccontaci, come è nata la collaborazione fra te e Roberto Tiranti?
Io e Roberto, di questa collaborazione, ne parlavamo da parecchio tempo ormai, da quando Pat Scalabrino (il mio manager) ci aveva messo in contatto, ma i nostri impegni (Roberto con i Labyrinth ed io con I Dokken), ne hanno ritardato la parte concreta,cioè la pre-produzione e poi ovviamente la produzione vera e propria.

Come è nato “Headrush” (l’album), su quale concetto è basato?
E’ nato per essere semplicemente un album potente e melodico, basato su riff di chitarra aggressivi, brani molto solidi ed una voce speciale… cercando di lavorare ad ogni brano come se fosse il “singolo”, con la passione che contraddistingue gli artisti dagli esecutori…

E da cosa deriva la scelta del nome?
Nessuna derivazione particolare, un nome semplice che non deve per forza spiegare concetti troppo profondi…

Potete spiegarci in breve i contenuti lirici dei singoli brani?
Parlano di storie di tutti i giorni, di storie vissute, di ricordi di quando ci si ritrovava tra amici ad ascoltare le nuove bands, ma anche della inquietante realtà che viviamo ogni giorno in questo mondo sempre più incasinato.

Il vostro Hard Rock dalle forti tinte a tratti mi sembra fare riferimento ai Queensryche periodo “Operation: Mindcrime”, è solo una mia sensazione?
La tua sensazione non è per nulla sbagliata. I Queensryche di quel periodo, ed in special modo quelli di “Operation: Mindcrime”, penso abbiano lasciato il segno su molti cervelli… ma non solo loro. Citerei diverse bands che imperversavano in quei bei tempi, come Dokken, e poi Lynch Mob e Whitesnake.

In alcune canzoni sfoderate un talento artistico innato, come ad esempio in “Fooling My Self Again”, come nascono brani così?
Nascono come tutti I brani che scrivo, cioè nella maniera più naturale possibile. Vedi, io amo scrivere canzoni, e le scrivo indipendentemente dal fatto di dover fare un album. Alcuni dei brani di “Headrush” sono stati scritti anni fa…prima della stesura finale ogni componente della band dice la sua e si decide la versione definitiva. Ho un archivio di brani ancora inutilizzati che potrebbero bastare almeno per altri due album… nonostante questo scrivo ogni volta che ne ho l’ispirazione.

Bene, ma quale è il primo pezzo che hai composto?
Domanda alla quale è difficile rispondere per i motivi citati in precedenza… ma penso quasi sicuramente “’Til I know”. L’ ho scritta nel 1996, ed era presente, ovviamente in una versione diversa, Nel mio secondo album solista “Ossimoro” del 1998.

Cosa rappresenta la copertina di “Headrush”?
Vuole rappresentare qualcosa di veramente inquietante, come la realtà in cui viviamo oggi. Comunque io la considero, a parte questo, praticamente un’opera d’arte. Ne amo tantissimo anche i colori…

Capisco che non si può chiedere ad un padre a quale figlio si vuole più bene, ma quale è la canzone che senti più tua dell’intero lavoro?
Difficilissimo rispondere…te ne dico almeno tre…”Not Just Anyone”, “Fooling Myself Again”, e “Silente”.

Alex , sei un grande talento e credo tu stia vivendo un ottimo momento compositivo, ha mai pensato di misurarti con altri generi al di fuori dell’Hard Rock e dell’Heavy Metal?
Lo faccio normalmente… ho sempre suonato dal Rock-Blues all’Heavy, Pop Rock e alternative… ovviamente scrivendo anche brani e producendo bands, facendo il turnista in diversi studi, cantando…

Complimenti, ma permettimi una critica personale, non credi che il suono della chitarra, come anche nel progetto Shadow Fade, sia registrato un po’ troppo alto?
Come sai ho anche prodotto l’album, e, come ogni Producer, ho il mio stile. Il mio punto di vista, e quindi il mio modo di missare… Penso che troppi dischi di Hard Rock abbiano le chitarre che si sentono appena… E penso che sia fondamentalmente sbagliato.

Ho apprezzato moltissimo il brano conclusivo “Til I Know”, in futuro vi dedicherete di più a ballate del genere?
Personalmente posso dire che c’è sempre stato e sempre ci sarà un brano simile in un mio album…un momento rilassante, dove la semplice verità di voce e chitarra acustica mettono in risalto una semplice bella canzone.

Quali artisti nel tempo ti hanno ispirato di più?
Tutti i musicisti che hanno scritto bella musica, tutti quelli dai quali ho sentito sgorgare passione per il Rock, tutti quelli che hanno fatto qualcosa di originale, che hanno trasmesso a tutti gli ascoltatori uno stile inconfondibile… non vorrei farne una classifica… ma sicuramente Van Halen, Dokken, TOTO, Whitesnake, Queensryche, Metallica, Rush…

Cosa manca al genere Hard Rock per sfondare nelle classifiche, forse una maggiore distribuzione da parte dei media, oppure è destinato a rimanere un genere per molti ma non per tutti?
Lo era negli anni ottanta… poi le mode cambiano e restano solo gli affezionati del genere… troppo pochi per ribaltare la situazione.

Si è parlato molto della crisi del mercato italiano, oramai è diventato un luogo comune, ritieni che ultimamente qualche cosa stia cambiando, oppure versiamo sempre in cattive acque?
Sono ormai anni che è così… da quando tutti si possono copiare i cd con estrema facilità… io continuo ad acquistare i cd originali che mi interessano, ma ho dei seri dubbi che la maggior parte dei ragazzi facciano altrettanto. Penso che la cosa non cambierà mai!

Si può vivere oggi solo di musica o bisogna sempre lavorare?
Se hai delle indiscusse capacità e ti sei impegnato in diverse situazioni sempre legate alla musica e ovviamente godi della considerazione del pubblico, questo può succedere… se vuoi fare il chitarrista di una band più o meno sconosciuta, È da scordarselo.

Come è nata la collaborazione con la Frontiers, come vi trovate?
Mi è stato chiesto di curare la produzione e di scrivere dei brani per alcuni loro progetti, e quando hanno saputo della collaborazione tra me e Roberto, Hanno subito voluto l’esclusiva.

Pensi di arricchire in un futuro il suono dei Headrush con delle tastiere?
Penso proprio di no…non è nella futura visione del sound degli Headrush.

Qual è secondo voi il limite di questo genere musicale?
Direi che è lo stesso di altri generi…troppa approssimazione nelle produzioni, songwriting molto spesso scadente, molti dischi che sembrano fatti tanto per fare, per non parlare poi di un sacco di gente che suona solo per mettersi in mostra e/o per denaro…

Ed il pregio più grande?
Il fatto di esprimere tutta l’energia e la passione di qualcosa che può veramente emozionare chiunque…

E’ presto per dirlo, ma avete nuovi progetti in corso?
Siamo sicuramente intenzionati alla continuazione di “Headrush”, progettando insieme un altro album degno di attenzione. La cosa non è partita per fare un unica puntata… speriamo che sia una serie!

Me lo auguro, farete anche delle date dal vivo per promuovere “Headrush”?
Speriamo proprio di sì, ovviamente compatibilmente con gli impegni di tutti, con la capacità dei promoters, e la ricettività dei Clubs…

Concludiamo la chiacchierata con una prova, date a tutti i nostri lettori di Flash dei motivi per comprare “Headrush”.
Beh, se proprio non vi siete ancora convinti dopo questa intervista, diciamo che
se non lo acquistate vi perdete il miglior album di una Hard Rock band italiana degli ultimi anni… e voi non volete che questo accada, giusto?!?! In più, sempre se non lo comprate, come quando rompete uno specchio, vi beccate 7 anni di sfiga!!! (risate)


MS

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