I
Glass sono un trio americano vissuto nella seconda metà degli
anni settanta e a quanto mi risulta non avevano mai pubblicato niente
prima d'ora. Arrivati sulla scena fuori tempo massimo, non avevano
le caratteristiche sufficienti per farsi notare in un panorama che
stava mutando in modo così radicale e che aveva ormai chiuso
le porte al prog, di conseguenza sul gruppo scese un lungo e spietato
oblio, che ha fatto tante altre vittime. Per fortuna alla Musea si
sono accorti di loro e così ecco che come una fenice sono venute
miracolosamente alla luce le registrazioni di questa band.
Sono stati associati agli ELP per la formazione comprendente tastiere,
basso e batteria, ma sinceramente non trovo altri punti di contatto
fra queste due band. Il presente doppio cd contiene nel primo supporto
delle registrazioni in studio e nel secondo delle registrazioni dal
vivo. Il sound è quello tipico degli anni settanta, infatti
questo disco ci permette di fare un bel tuffo nel passato alle prese
con un prog strumentale basato su riffs duri e taglienti, molto vicini
all'hard rock e molto intriganti, con un'attenta e meticolosa ricerca
sui suoni.
Il primo brano è quello che porta il titolo dell'album, una
suite con una prima parte molto space rock, la seconda in classico
prog settantiano venato di poetica malinconia e con un discreto crescendo
che esplode nel finale dominato da delle tastiere formidabili, vagamente
space. "Give the Man a Hand" presenta un bellissimo riff,
una evoluzione del classico giro hard rock per la sua trama intricata,
costruito su controtempi tutti da godere, poi l'asprezza iniziale
si stempera in passaggi jazzati di grande spessore. "The Myopic
Stream" ha un incedere esaltante e irresistibile con un gran
lavoro della batteria. Il primo cd si chiude con un'altra suite, la
divertente e al tempo stesso impegnata "The Ursula Major and
Sirus the Dog Star", che alterna riffs vitali ad una sezione
ritmica abbastanza complessa, un brano molto più impegnativo
di quanto possa sembrare ad un ascolto affrettato. Il cd live si apre
con la traccia "Broken Oars" divisa in sei parti per quasi
mezz'ora di musica prog stellare, una prova d'orgoglio per questi
americani. Altra suite è "Changer" ed è ancora
grande prog venato di tastiere molto space. Si chiude in bellezza
con "Patrice Mersault's Dream".
Questo è un album postumo, ma vale quanto un grande classico,
i Glass erano una formazione notevole ed è con grande rammarico
che chiudo questa recensione pensando alle tante vittime del business
in campo artistico, ma per fortuna non è mai detta l'ultima
parola e questo pensiero è molto consolante. GB
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