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            e iconografia giapponesi per questo gruppo tutto europeo, che ha ben 
            poco di orientale anche nella musica proposta, mah? Tre componenti 
            su quattro hanno origini italiane anche se sono tutti di nazionalità 
            francese.
 Si parte con una ouverture dalle reminiscenze classico sinfoniche, 
            che lascia il posto ad un brano dall'incedere intimista e dall'impianto 
            dichiaratamente fusion. "Hommage au Mage" presenta all'inizio 
            delle contaminazioni mediterranee per poi trasformarsi in una serie 
            di controtempi pazzeschi con una sezione ritmica in grande evidenza. 
            Il pezzo che segue ci fa immaginare come potrebbero essere i Pink 
            Floyd se si contaminassero con la fusion, mentre in "Papyrus" 
            possiamo assaporare un ispirato arpeggio acustico davvero piacevole.
 
 Il chitarrista Philippe Troisi è molto suggestivo e non fatica 
            a sbizzarrirsi sui tappeti ritmici offerti da una sezione ritmica 
            eccezionale, mentre le tastiere offrono il loro supporto in modo più 
            discreto, ma non meno efficace. Su questi toni eclettici prosegue 
            il resto del disco.
 
 Penso si possa perdonare ai nostri un repertorio non propriamente 
            rock in favore del fatto che offrono della grande musica, suonata 
            con vera passione e con notevole perizia e, anche se non troviamo 
            composizioni particolarmente originali, accostarci a questo disco 
            può comunque darci delle buone emozioni. Il prog è anche 
            questo e bisogna talvolta aprirsi per poter gustare fino in fondo 
            le suggestioni che la buona musica può dare. GB
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