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            Musea è sinonimo di musica progressive senza confini di spazio 
            e di tempo. Per mantenere fede a questa sua instancabile ed inesauribile 
            attitudine, la prestigiosa etichetta francese sta dando spazio a gruppi 
            provenienti da tutto il mondo, in questo caso abbiamo la possibilità 
            di conoscere questi ragazzi messicani, conterranei dei favolosi Cast.
 Che il Messico sia diventato il nuovo Eldorado del metal progressivo? 
            Questo loro disco d'esordio li colloca di diritto nell'olimpo del 
            prog, capitanato da Rush e Dream Theater. Ma, citazioni a parte, i 
            nostri dimostrano subito di non temere paragoni scomodi. I cambi di 
            tempo sono mozzafiato e il batterista è impressionante, provate 
            ad ascoltare le strumentali "Benefit of the Doubt" e "Chameleon 
            177" o la barocca "Reinessanse". Le composizioni sono 
            molto belle e l'alta dose tecnica non toglie immediatezza ai brani. 
            In particolare emerge una spiccata vena epica che conferisce una piacevole 
            pomposità al disco. Songs come "Moctezuma's Revenge" 
            sono già un classico, con un intro dal sapore andino che lascia 
            il posto ad un riffing tagliente. Sognante e dolcissima è, 
            invece, "A Place in Heaven", che è sì un lento, 
            ma comunque molto personale e riuscito, presenta arpeggi inframezzati 
            da pause e un finale sinfonico con un assolo di chitarra, forse un 
            po' troppo metallico, ma ricco di suggestione.
 
 All'interno del booklet, cosa insolita e piacevole, troviamo un breve 
            commento ai testi. L'unico appunto che posso fare a questo disco è 
            di non aver saputo andare un po' più lento in certi momenti, 
            ma sono sicuro che questo non dispiacerà a molti di voi! GB
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