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            di parlare di musica spirituale e di canto angelico bisognerebbe aver 
            ascoltato i Changelings. La band è al quinto album, ma è 
            la prima volta che ho il piacere (nel vero senso del termine) di ascoltarli.
 La voce di Regeana Morris è un incrocio fra la dolcezza di 
            Enya e la bravura di Kate Bush, sa essere trascendente, celestiale, 
            malinconica e appassionata mantenendo sempre una grande forza evocativa 
            e di sicuro è uno degli ingredienti principali del sound del 
            gruppo.
 
 La musica sembra nascere dalle ceneri delle migliori sperimentazioni 
            partorite dalla new wave dei primi anni ottanta e da certo pop colto 
            e tutt'altro che immediato. Non vorrei avervi dato l'ipressione che 
            Astronomic sia un album fiacco, sdolcinato, incline a tenerezze fine 
            a se stesse, è, invece, un disco di grandi passioni, possiede 
            un vigore denso di poesia e di bellezza tutto da gustare. I ritmi 
            incalzanti, quasi tribali, dei brani sono il richiamo più esplicito 
            agli eighties, e si adattano alla perfezione con le musiche che hanno 
            i sapori più strani, spesso orientali e comunque molto etnici. 
            Nella strumentazione usata, oltre ai soliti strumenti, troviamo il 
            mellotron e il dulcimer che conferiscono una discreta magia.
 
 Fra i brani non mi sento di segnalarne uno in particolare, anche se 
            mi hanno colpito molto le ritmiche di "Orbit", il fascino 
            di "Mata Hari", la poesia di "Outrun Your Fears", 
            ma sono tutti pezzi di uno stesso mosaico, gemme di un caleidoscopio. 
            C'è il posto anche per una cover suggestiva di "See Emily 
            Play" dei Pink Floyd e poi il disco si commiata con la conclusiva 
            "My Shadow, Your Ghost", una song notturna e malinconica, 
            che suggella un disco superbo. GB
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